A. de Ville d’Avray
Voyage dans la Lune avant 1900
Paris, Librairie Furne, Jouvet & Cie., Éditeurs, s.d. [ca. 1890].
Illustrations de Hérold & Cie., 131 Boulevard St-Michel, Paris.
Cartonnage illustré de l’éditeur, toile rouge signée Souze Fils.
Descrizione fisica
Volume in-4° oblungo (cm 27 × 21,5), fogli [2], 50, 52 splendide litografie a colori realizzate da Hérold & Cie.
Legatura in panno rosso editoriale firmata Souze Fils, con titolo e illustrazione di pallone aerostatico dorati e neri su fondo nuvolato; restauro professionale con recupero dell’originale cartonato, capitelli doppi e rinforzo interno del dorso.
Esemplare genuino e fresco, con minimi segni d’uso, qualche lieve strappetto marginale o impronta, nessuna mancanza né difetto che intacchi testo o illustrazioni.
Contenuto
Opera fantastica e umoristica che narra le disavventure di M. Baboulifiche e del suo domestico Papavoine, impegnati in un bizzarro viaggio verso la Luna a bordo di un pallone aerostatico, con un crescendo di scene surreali, sogni, cadute e incontri cosmici.
L’autore, il misterioso A. de Ville d’Avray, dichiara nella prefazione di aver disegnato direttamente sulle lastre litografiche, nelle lunghe sere d’inverno, “per la gioia dei suoi enfants” — un gesto di intima creatività familiare che conferisce all’opera un tono spontaneo e affettuosamente naïf.
Il tono mescola satira borghese e meraviglia scientifica, in un registro narrativo vicino al mondo di Jules Verne e alle caricature di Daumier.
Il viaggio lunare — animato da pipistrelli cosmici, comete incandescenti e sogni che diventano incubi — riflette le fantasie ottimistiche della Belle Époque sull’esplorazione e la tecnica.
Apparato iconografico
Le 52 tavole a colori, di intensa vivacità e nitidezza, sono firmate da Hérold & Cie., litografi parigini attivi nel settore librario di pregio negli anni 1880-1895.
Ogni tavola è racchiusa da elegante cornice e accompagnata da una caption narrativa.
Le scene alternano ambientazioni domestiche (cariche di oggetti, globi e strumenti scientifici) a vedute siderali e visionarie, in una resa cromatica di straordinaria modernità, quasi anticipatrice della grafica pubblicitaria liberty.
Significato e fortuna
Voyage dans la Lune avant 1900 si inserisce nella tradizione del roman illustré d’anticipation, ma in tono ironico e domestico, più vicino alla parodia borghese che alla scienza-fiction.
Tuttavia, la fantasia visiva delle tavole — con voli interplanetari, pipistrelli lunari, e il protagonista che “rêve d’avoir un fichu cauchemar” — lo rende uno dei più affascinanti precursori iconografici dell’immaginario lunare europeo.
È considerato dagli studiosi di illustrazione francese una preziosa anticipazione grafica dei viaggi immaginari che ispireranno Georges Méliès e le prime rappresentazioni cinematografiche della Luna.
La copertina illustrata da Souze Fils è oggi riconosciuta come una delle più belle del cartonnage illustré fin-de-siècle, con pallone aerostatico dorato e lune seriche sul fondo nuvolato.
Rarità e valutazione
Edizione unica, estremamente rara: pochi esemplari censiti in biblioteche francesi, nessuna ristampa successiva. Esemplari completi e in buono stato, come il presente, appaiono raramente sul mercato antiquario. Il restauro rispettoso del cartonnage originale, come questo, sono particolarmente apprezzati dai collezionisti di illustrazione ottocentesca francese.
Approfondimento storico-iconografico
Il viaggio lunare nell’immaginario dell’Ottocento: dal sogno scientifico alla satira borghese
Nel corso del XIX secolo, il tema del viaggio sulla Luna divenne una delle metafore più potenti della modernità, congiungendo curiosità scientifica, utopia tecnologica e desiderio di evasione poetica.
A partire dai romanzi di Cyrano de Bergerac e Godwin, il Settecento illuminista aveva aperto la via alla speculazione cosmica, ma fu l’Ottocento, con la nascita della fotografia, della scienza sperimentale e dell’aeronautica, a trasformare la Luna in un vero orizzonte dell’immaginazione collettiva.
La pubblicazione di De la Terre à la Lune (1865) di Jules Verne codificò il genere del voyage extraordinaire, fondendo esattezza tecnica e fantasia. Tuttavia, accanto a Verne si sviluppò una corrente ironica e caricaturale — rappresentata da illustratori come Albert Robida, Cham e Caran d’Ache — che derideva la pretesa positivista di dominare l’universo.
Il Voyage dans la Lune avant 1900 di A. de Ville d’Avray, pubblicato negli anni Novanta, si inserisce precisamente in questa vena satirico-fantastica.
L’uso della litografia a colori, la teatralità delle scene e il tono surreale ricordano le caricature borghesi di Daumier e le invenzioni meccaniche di Robida; ma l’opera anticipa anche, per la sua visione poetica e onirica, il linguaggio del cinema delle origini, in particolare il film Le Voyage dans la Lune di Georges Méliès (1902).
Come in Méliès, la scienza è travolta dal sogno: il protagonista — scienziato dilettante e vittima dei propri esperimenti — finisce sospeso fra il ridicolo e il meraviglioso, in un universo che è insieme parodia del progresso e nostalgia dell’infanzia.
Il valore dell’opera è dunque duplice:
- iconografico, per la qualità straordinaria delle tavole di Hérold & Cie., dove la cromolitografia raggiunge effetti di luce e atmosfera quasi cinematografici;
- storico-culturale, come documento della “science amusante”, quella vena divulgativa e ironica che caratterizzò la Parigi fin-de-siècle, capace di trasformare la scienza in spettacolo.
- de Ville d’Avray: un autore tra erudizione, umorismo e fantasia domestica
L’identità dell’autore, A. de Ville d’Avray, resta tuttora in parte avvolta dal mistero. Non risulta nessun “Ville d’Avray” (nome peraltro toponimico, corrispondente al sobborgo parigino residenza di artisti e scienziati) tra gli scrittori registrati alla Librairie Furne & Jouvet.
Tuttavia, indizi interni e riferimenti d’archivio consentono di formulare alcune ipotesi fondate:
- Profilo intellettuale: il tono del testo, la proprietà linguistica e le allusioni alla fisica sperimentale e alla letteratura d’avventura fanno pensare a un professore o uomo di lettere dilettante, legato all’ambiente parigino delle accademie popolari di scienze e arti.
La prefazione, in cui l’autore dichiara di aver disegnato “directement sur la pierre pour amuser mes enfants”, suggerisce la figura di un padre borghese colto, probabilmente appassionato di caricatura e d’astronomia popolare. - Contesto editoriale: la casa editrice Furne, Jouvet & Cie., celebre per le edizioni illustrate di Jules Verne e per i volumi educativi per ragazzi, pubblicava spesso opere anonime o a firma di pseudonimi familiari. Il nome “A. de Ville d’Avray” potrebbe dunque essere un nom de plume evocativo del luogo e del tono “domestico” del racconto.
- Stile e cultura visiva: il segno e le descrizioni riflettono una profonda conoscenza dell’umorismo illustrato. Le posture, i mobili, le espressioni dei personaggi richiamano i disegni di Bertall e Robida; le vedute siderali, invece, mostrano familiarità con le tavole scientifiche dell’Atlas céleste e con i manuali divulgativi dell’epoca (Flammarion, Babinet, etc.).
È probabile che A. de Ville d’Avray appartenesse a quella generazione di artisti-scienziati dilettanti che, negli anni 1880-1890, trasformavano la curiosità scientifica in arte e ironia — una tradizione che culminerà nelle invenzioni teatrali e cinematografiche di Méliès.
La sua opera resta dunque una rara testimonianza di creatività familiare borghese, dove la fantasia infantile si fonde con la fiducia positivista nel progresso, per generare un ibrido poetico e satirico di eccezionale originalità.
Sintesi critica
Voyage dans la Lune avant 1900 è il frutto di un immaginario sospeso fra scienza e sogno, satira e affetto.
L’autore, con le sue illustrazioni “tracciate direttamente sulla pietra litografica”, crea una narrazione visiva e personale, lontana dalle macchine eroiche di Verne e più vicina ai teatrini domestici e ai sogni del dopocena borghese.
È una perla del protofumetto francese, un’allegoria della fantasia umana che, prima ancora del cinema, cercava nella Luna lo specchio ironico della propria modernità.

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