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Gian Dauli L’Italia nella grande guerra

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Gian Dáuli, pseudonimo di Giuseppe Ugo Nalato (Vicenza, 1884 – Milano,1945), fu fecondo romanziere, critico, traduttore, che concorse a divulgare in Italia autori del calibro di Yeats, Schnitzler, Mann, Bernanos, Céline, ecc., soprattutto attraverso la benemerita collana Scrittori di tutto il mondo.

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Gian Dauli
L’Italia nella grande guerra Presentazione del Generale Aldo Gabiati

Milano, Edizioni Aurora Milano, 1935

Volumi in 8° (cm. 17 x 24,5), pagine 439, (1), con 32 Tavole foto incise con note esplicative, timbro di possesso al frontespizio, è prima edizione. Brossura editoriale illustrata, titoli ala coperta superiore e al dorso. Qualche segno del tempo, alcuni piccoli datati restauri ma resta copia più che buona.

Nella copiosissima letteratura sulla guerra nostra, non tutta de­gna della grande epopea, questo libro prende il suo posto nettamente distinto per l’inusitata modestia degli obbiettivi e per la sincerità del­lo scopo, mantenute sino all’ultima pagina. L’autore, valoroso ufficiale, già noto al pubblico italiano per opere letterarie e romantiche, alcune delle quali – appunto perché discusse – lasciarono segno profondo, non vuole presentare ai lettori una Storia » della guerra, ma una semplice cronaca degli avveni­menti, nella quale egli genialmente sposa ed accomuna gli eventi bel­lici con quelli di natura politica e sociale che ne segnarono il contrac­colpo in paese.

Ciò che rende il libro di acuto e vivissimo interesse, e che allarga a dismisura la schiera dei probabili lettori, per coloro che la guerra vissero e coloro che – giunti tardi – se ne appassio­nano e la studiano come fenomeno non soltanto militare. Per cui, ci troviamo di fronte ad una vera e completa cronistoria della vita italiana degli anni tormentati dal 1914 al 1918, e questo accresce il pregio dell’opera, che va al di là delle modeste intenzioni dichiarate dall’autore. Pochi o punti i nomi di persone, soprattutto nella parte mili­tare del racconto: la guerra l’ha fatta, sofferta e vinta l’Esercito italiano, al comandò del Re; il resto è materia che passa, questo è certo troverà consenziente il pensiero dei più. Io spero, ed auguro, che molti lettori facciano come me: legga­no questo libro d’un fiato, e lo conservino sottomano, fra i soli e veri « amici ». gen. ALDO CABIATI.

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