Francesco Masci
Lettera di D. Francesco Masci in risposta a S.E. il Marchese D. Giovanni de Torres sul quesito se a tenore del testamento di Pietro Malatesta i concepiti e nati post eventum conditionis debbansi ammettere insiem coi nati per prima
Aquila, Giuseppe Maria Grossi, 1802 Con privilegio e permesso dei Superiori
Descrizione bibliografica:
In 4° (cm 25,5 x 19); pagine XXIV [14]; senza coperta editoriale, ma esemplare in barbe, stampato su carta forte e fresca. Tipografia nitida, con uso di caratteri distinti per nomi e titoli. Presente una pagina genealogica esplicativa (al verso della prima carta) con struttura a diagramma dell’albero dei discendenti di Pietro Malatesta, testatore.
Contenuto:
L’opuscolo è una dissertazione giuridica e testamentaria in forma epistolare, indirizzata al Marchese Giovanni de Torres, importante figura aristocratica del Regno di Napoli. L’autore, D. Francesco Masci, prende posizione su un quesito legale di natura ereditaria, ovvero se i figli concepiti e nati dopo l’avveramento di una condizione testamentaria (post eventum conditionis) possano essere inclusi nella successione alla pari con quelli nati in precedenza.
Il testo si distingue per:
- Stile retorico e precisione giuridica, con riferimenti al diritto romano e alla prassi notarile del tempo.
- Toni persuasivi e deferenti, rivolti a un interlocutore di alto rango.
- Contributo genealogico illustrato, raro in opuscoli coevi di natura legale.
Protagonisti principali menzionati:
- Pietro Malatesta, testatore.
- Maria Malatesta e i suoi discendenti, tra cui il Marchese de Torres.
- Andrea Zuzi, Antonio Mignanelli e Giacomo, nato dopo l’evento condizionale oggetto del quesito.
Stato di conservazione:
Senza coperta, ma in eccellente stato interno, carte bianche e fresche, margini intonsi. Presente una lieve impronta a secco di stampa tipografica, ben visibile la filigrana. Di particolare interesse l’albero genealogico, nitido e ben strutturato, elemento spesso assente in altri esemplari circolanti.
Francesco Masci e il contesto aquilano all’inizio dell’Ottocento
Francesco Masci fu un apprezzato giureconsulto abruzzese attivo tra la fine del XVIII e i primi decenni del XIX secolo, noto per la sua competenza in materia di diritto privato e successioni ereditarie. Operò in un periodo in cui la città dell’Aquila, ancora sotto il Regno di Napoli e poi sotto il breve periodo murattiano, si confermava come centro amministrativo e giudiziario di rilievo per l’Abruzzo Ulteriore. Le sue lettere legali, come quelle rivolte al marchese Giovanni de Torres, rappresentano un vivace esempio di dottrina applicata a casi concreti, spesso richiesti da esponenti dell’aristocrazia locale coinvolti in delicate controversie testamentarie. I suoi scritti si distinguono per il rigore argomentativo, l’uso sapiente del latino giuridico e la profonda conoscenza della giurisprudenza napoletana. L’attività tipografica aquilana, rappresentata in questo caso dalla stamperia di Giuseppe Maria Grossi, si dimostrò pienamente capace di sostenere la diffusione di opere di tale rilevanza giuridica e sociale, offrendo edizioni curate, sebbene spesso non destinate al mercato librario ma a una ristretta cerchia di destinatari istituzionali e famigliari.