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Lettera di D. Francesco Masci… a S.E. il Marchese D. Giovanni de Torres se nel testamento… Aquila, Giuseppe Maria Grossi, 1802.

60,00 

Raro esempio di epistolografia giuridica a stampa in pieno stile tardo-settecentesco, l’opuscolo evidenzia la committenza nobiliare e la centralità della casistica testamentaria nel diritto privato sette-ottocentesco. L’autore adotta uno stile colto e persuasivo, con solide basi dottrinali e retoriche.

COD: Sdt 1503 Categorie: , , Tag: ,

Francesco Masci

Lettera di D. Francesco Masci in risposta a S.E. il Marchese D. Giovanni de Torres sui quesiti se nel testamento di Pietro Malatesta sotto nome di figli s’intendano anche i nipoti…

In Aquila, Dalle Stampe di Giuseppe Maria Grossi, 1802. Col permesso de’ Superiori.

 

Descrizione fisica:
In-4° (cm 25,5 x 19); pagine: XXX, (2); senza coperta editoriale; carta azzurrina fresca, margini ampi e barbe; cucitura originale. Ottimo stato di conservazione, salvo minimi segni d’uso.

Contenuto:
Seconda lettera giuridica del giureconsulto abruzzese Francesco Masci, diretta al marchese Giovanni de Torres, in risposta a quesiti ereditari connessi all’interpretazione di clausole testamentarie del defunto Pietro Malatesta. I quesiti vertevano su:

  • l’inclusione dei nipoti tra gli “eredi figli maschi” indicati nel testamento;
  • la validità dei maschi nati da madre o da entrambi i genitori, in relazione al grado di parentela (agnazione vs cognazione);
  • la prevalenza del diritto di agnazione nelle successioni.

Il testo presenta approfondita disamina giuridica, con frequente riferimento al diritto romano, alla dottrina napoletana e alla prassi legale corrente. Chiude l’opera un’approvazione ecclesiastica della Curia Vescovile aquilana datata 17 giugno 1802.

Stato di conservazione:
Buono. Le pagine sono fresche, in carta azzurrina di bella qualità. Fascicolo intonso, senza coperta, ma integro e ben conservato. Presente approvazione vescovile in fine.

Francesco Masci e il contesto aquilano all’inizio dell’Ottocento

Francesco Masci fu un apprezzato giureconsulto abruzzese attivo tra la fine del XVIII e i primi decenni del XIX secolo, noto per la sua competenza in materia di diritto privato e successioni ereditarie. Operò in un periodo in cui la città dell’Aquila, ancora sotto il Regno di Napoli e poi sotto il breve periodo murattiano, si confermava come centro amministrativo e giudiziario di rilievo per l’Abruzzo Ulteriore. Le sue lettere legali, come quelle rivolte al marchese Giovanni de Torres, rappresentano un vivace esempio di dottrina applicata a casi concreti, spesso richiesti da esponenti dell’aristocrazia locale coinvolti in delicate controversie testamentarie. I suoi scritti si distinguono per il rigore argomentativo, l’uso sapiente del latino giuridico e la profonda conoscenza della giurisprudenza napoletana. L’attività tipografica aquilana, rappresentata in questo caso dalla stamperia di Giuseppe Maria Grossi, si dimostrò pienamente capace di sostenere la diffusione di opere di tale rilevanza giuridica e sociale, offrendo edizioni curate, sebbene spesso non destinate al mercato librario ma a una ristretta cerchia di destinatari istituzionali e famigliari.

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