Recueil de Poésie – 1776
Manoscritto poetico francese del XVIII secolo
Dati fisici
- Formato: cm 18,5 × 14
- Pagine: (12) bianche non numerate, 235 numerate, (1) bianca non numerata, seguite da 7 pagine di indice (Table) non numerate, (3) bianche non numerata
- Legatura: Raffinata legatura coeva in pieno marocchino rosso, riccamente decorata con cornici dorate ai piatti, dorso a cinque compartimenti finemente ornati in oro con ferri floreali, titolo dorato (“Recueil de Poésies”). Tagli dorati.
- Stato di conservazione: Ottimo, con lievi segni d’uso. Alcune pagine mostrano trasparenze di inchiostro e minime impronte di pressione calligrafica.
- Filigrana: visibile in alcune carte bianche, leggibile con le lettere “CM”, riconducibile a una produzione cartaria francese di fine XVIII secolo.
Contenuto e struttura
Questo manoscritto raccoglie oltre 230 componimenti poetici, prevalentemente in versi, che spaziano tra generi diversi:
- apologhi morali e satirici
- favole e idilli pastorali
- epigrammi, rondeaux, madrigali e canzoni
- componimenti encomiastici e scherzosi (versi per collari di cani, per signore nobili, per occasioni conviviali)
Le poesie sono precedute da un elegante frontespizio decorato recante il titolo: Recueil de Poésie. 1776, incorniciato da un motivo vegetale disegnato a penna. Il manoscritto appare compilato da un’unica mano, elegante e ben leggibile, con titoli decorati, piccole testatine calligrafiche, e simboli ornamentali disegnati a penna. Tra i componimenti finali compare il ciclo intitolato “Les Sept Péchés Capitaux par Mr. de Chauvelin”,
Autori identificabili e attribuzioni
Alcuni testi riportano indicazioni d’autore, che mostrano l’intento antologico dell’opera:
- Mr. de Maupertuis (nome famoso, qui forse usato con spirito ironico)
- Mr. Doirat (autore di favole e componimenti satirici)
- Le Marquis d’Oppède
- Madame de La Vallière, con un componimento amoroso attribuito alla celebre amante di Luigi XIV
- Mr. de Chauvelin, autore dell’ultima poesia (con “par. Mr. de Chauvelin”)
- Mr. Dorat (Jacques Dorat?), autore di versi presenti anche in raccolte poetiche francesi del secondo Settecento.
Altri componimenti non sono firmati, ma appartengono probabilmente a poeti coevi o noti solo in circoli letterari privati.
Nota paleografica e filigranologica
La calligrafia elegante e coerente testimonia una mano esercitata, con probabile formazione accademica. L’uso di decorazioni a penna e di una tavola dei contenuti finale molto ordinata suggerisce che l’opera sia stata concepita come dono o per una collezione privata.
La filigrana “CM” potrebbe riferirsi a una cartiera attiva nella regione provenzale, compatibile con la nota manoscritta sciolta presente nel volume, che recita:
“A Marseille, 24 mai 1796” – suggerendo una tappa della sua storia postuma, forse come dono o passaggio di proprietà.
Ipotesi sul compilatore e provenienza
Il nome “Chauvelin” compare in calce al componimento finale. Seppur non si tratti del celebre Germain Louis Chauvelin (1685–1762), già scomparso alla data del manoscritto, è plausibile che il nome si riferisca a un discendente della famiglia, notoriamente legata a incarichi legali e diplomatici sotto l’Ancien Régime. Un’ipotesi affascinante è che il manoscritto sia stato redatto in ambiente salottiero aristocratico, con il gusto letterario e leggermente satirico che si ritrova nelle raccolte manoscritte dell’ultima nobiltà francese tra Ancien Régime e Directoire. Il foglietto con la data Marseille 1796 può segnalare il momento in cui l’opera passò di mano o fu donata a una dama (forse il nome Marseille è topografico, ma non si può escludere del tutto che fosse anche nome proprio).
Manoscritto tra giardini e rivoluzioni
Immaginiamo una giovane nobildonna provenzale, educata tra i versi di Racine e le favole di La Fontaine, che riceve in dono questo Recueil nel maggio del 1796, in una Marsiglia già mutata dalla Rivoluzione. Il tomo, ornato e rilegato con dorature ormai démodées, reca tra le sue pagine i versi galanti e i giochi poetici di un mondo che si sta dissolvendo.
Forse, prima ancora, fu redatto in una villa della Loira o in un hôtel particulier di Parigi, nel 1776, proprio nell’anno in cui gli echi della libertà americana iniziavano a increspare le corti d’Europa. L’autore – un gentiluomo colto e disilluso, Monsieur de Chauvelin – decide di fissare per sempre lo spirito dell’ancien monde in una raccolta di versi leggeri, sensuali, talvolta malinconici, da destinare all’amata o a una protetta.
Quando tutto intorno si sgretola – le parrucche, le cariche, i salotti – questo manoscritto resta, superstite, come un piccolo scrigno della grazia perduta, una fiala di spirito settecentesco racchiusa nell’inchiostro e nel velluto della carta.