San Giovanni Crisostomo – Libro della Virginita, tradotto in lingua volgare
In Venetia, per Domenico & Gio. Battista Guerra, fratelli, 1565
Descrizione bibliografica:
In 8° (cm 21 x 15); carte [4], 89, [7] n.n.; marca tipografica xilografica al frontespizio (figura allegorica femminile con corona e palma, sormontata da angelo: motto “Celeste Vittoria – Venne Vide Vinse”), capilettera decorati, testo in carattere tondo. Il volume si apre con una dedica “alla reverenda suor Vittoria Gottifredi”, destinata con ogni probabilità a una monaca di clausura, forse di un convento veneziano o toscano.
Legatura:
Legatura ottocentesca in mezza pergamena con piatti marmorizzati. Dorso con tassello nero e titoli dorati. In buono stato conservativo, con minime usure d’uso.
Contenuto:
Il trattato sulla verginità è una delle opere più note di San Giovanni Crisostomo (ca. 349–407), Padre della Chiesa e arcivescovo di Costantinopoli, celebre per l’eloquenza e la profondità ascetica.
Quest’opera, tradotta in volgare nel pieno clima della Controriforma, rappresenta un solido esempio di letteratura spirituale volta alla promozione dell’ideale monastico e della castità consacrata, soprattutto presso i pubblici femminili. Il testo affronta con intensità dottrinale e spirituale il valore della verginità nella vita cristiana, commentando anche alcuni passi paolini e offrendo esempi edificanti.
Edizione:
Rara edizione veneziana del 1565, stampata dai fratelli Guerra, attivi nella seconda metà del XVI secolo, noti per opere devozionali e religiose destinate a un pubblico colto ma non necessariamente latinista.
Stato di conservazione:
Qualche leggera macchia a qualche pagina ma in generale pagine fresche, stampa nitida, margini ampi. Legatura solida e genuina. Marca tipografica ben impressa. Presenza di iniziali tipografiche figurate di pregio.
Nota storica e culturale:
Questo tipo di traduzioni in lingua volgare si moltiplicò dopo il Concilio di Trento (1545–1563), che incoraggiava una lettura edificante anche tra le donne e i religiosi non latinofoni. L’opera, pur mantenendo un tenore elevato, rispecchia una tendenza alla spiritualizzazione della quotidianità, fondata sulla continenza, la rinuncia e il modello mariano.
✦ I fratelli Guerra, tipografi veneziani
Domenico e Giovanni Battista Guerra, attivi a Venezia tra gli anni ’60 e ’70 del Cinquecento, furono una coppia di editori minori ma molto produttivi nel settore della stampa devozionale e religiosa. A differenza di grandi tipografi come Giolito o Valgrisi, i Guerra si specializzarono in:
- testi ascetici e morali, destinati a religiosi e laici pii;
- opere di Padri della Chiesa, spesso tradotte in volgare;
- letteratura spirituale femminile, a uso di conventi o beghine;
- edizioni in formato contenuto, accessibili e di lettura quotidiana.
La loro marca tipografica – nel tuo esemplare raffigurata come allegoria della “Celeste Vittoria” con il motto “Venne, Vide, Vinse” – si ricollega a un’iconografia trionfale di stampo cristiano, diffusa nei testi sulla castità e il martirio. La figura femminile incoronata dalla mano celeste su un globo indica vittoria sulla carne e sulle passioni, coerente con il contenuto del trattato.
✦ Suor Vittoria Gottifredi: un profilo probabile
La dedica iniziale è rivolta a una certa Suor Vittoria Gottifredi, definita “sorella cugina honoranda”, e associata a una riflessione sull’amicizia spirituale e sul conforto delle Scritture.
Alcune ipotesi plausibili:
- Il cognome Gottifredi è attestato tra famiglie nobili e religiose di Toscana e Umbria nel Cinquecento.
- Il tono della lettera indica un vincolo affettivo e spirituale: l’autore-traduttore (ignoto) dichiara di trovare consolazione nel pensiero che suor Vittoria sia nutrita di “cibo principale”, ovvero la verginità spirituale.
- L’interlocutrice pare appartenere a un convento femminile osservante, dove la lettura di testi patristici era incoraggiata (soprattutto dopo le direttive tridentine per l’educazione religiosa femminile).