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Lettera autografa di Attilio Mussino (Strevi, 12 luglio 1945)

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Questa lettera non ha solo valore collezionistico. È un documento vivo, umano, storicamente prezioso: una voce di artista anziano nel pieno delle ferite del 1945, in equilibrio tra empatia e disincanto.

Lettera autografa di Attilio Mussino (Strevi, 12 luglio 1945)

Carta intestata: “Attilio Mussino, Strevi (Alessandria)”
Manoscritto a inchiostro nero su due facciate di un unico foglio (formato ca. 28 x 22 cm)
Data: 12 luglio 1945 (con nota di ricezione: 16 luglio 1945)

Descrizione e contenuto

Straordinario documento autografo vergato da Attilio Mussino, celebre illustratore del Pinocchio collodiano e figura cardine dell’editoria per l’infanzia del primo Novecento. La lettera, datata 12 luglio 1945 e scritta su carta intestata personale da Strevi (AL), si rivolge con tono affettuoso e partecipe a un interlocutore amico e fidato. In essa, Mussino si sofferma con lucidità e tristezza sulle difficoltà del dopoguerra, sulla precarietà economica, sul problema dell’alloggio e sull’assistenza offerta a una domestica malata (Margherita), a cui non può negare supporto nonostante le sue stesse ristrettezze.

Emergono aspetti intimi e domestici – i letti insufficienti, l’umidità dell’abitazione, l’assenza di riscaldamento – ma anche grande dignità, capacità di mediazione, attenzione verso le necessità altrui, pur in una cornice esistenziale evidentemente stanca. La seconda facciata, ricca di dettagli tecnici sul riscaldamento e sul contesto abitativo, tradisce la competenza concreta dell’autore e il suo spirito pratico, ma anche il senso di abbandono da parte delle istituzioni e della società civile.

Un parallelo necessario: Mussino e Salgari, vite parallele nel silenzio

La lettura di questa lettera getta luce su una figura spesso dimenticata e spinge a un confronto inevitabile con un’altra personalità fondamentale della cultura popolare italiana: Emilio Salgari.

Entrambi – Mussino e Salgari – conobbero il successo presso il pubblico ma non il riconoscimento sociale; entrambi produssero opere fondamentali per l’immaginario italiano senza mai uscire dalla marginalità economica. Salgari, inventore di mondi esotici, si vide costretto a una produzione incessante e sottopagata, fino alla tragica scelta del suicidio nel 1911. Mussino, illustratore visionario, finì i suoi giorni in un paese di provincia, tra ristrettezze, incomprensioni e fragili reti di solidarietà.

La loro sofferenza privata contrasta amaramente con la ricchezza simbolica delle loro opere, capaci di accendere la fantasia dei lettori, di educare all’eroismo, alla bellezza, alla libertà. Se Salgari ha dato ai lettori italiani la fuga nel romanzo, Mussino ha reso visibile l’anima profonda della fiaba, tramutando Pinocchio in un’icona visiva universale. Due mondi, due linguaggi, ma un destino comune: quello di chi ha lavorato per costruire un immaginario collettivo senza mai beneficiarne.

Stato di conservazione

Ottimo. Il manoscritto è perfettamente leggibile, con firma autografa “Attilio” in chiusura. Presenta solo minime tracce del tempo. La grafia è regolare e fluida, testimonianza di una mano ancora ferma e vigile nonostante le condizioni materiali difficili.

Rilevanza culturale e documentaria

Questo documento assume un valore non solo affettivo ma storico e letterario, in quanto mostra da vicino il lato umano e domestico di uno degli illustratori più importanti del primo Novecento. Insieme alle lettere di Emilio Salgari, quella di Mussino può essere letta come testimonianza della condizione dell’intellettuale popolare italiano: celebrato ma invisibile, produttore di immaginari ma ignorato nel concreto, spesso costretto a scegliere tra dignità e sopravvivenza.

Bibliografia di riferimento

  • Collodi, Le avventure di Pinocchio, illustrato da Attilio Mussino, Firenze, Bemporad, 1911.

  • Giuseppe Marcenaro, Salgari. La macchina dei sogni, Milano, Skira, 2001.

  • G. B. Nardone, Attilio Mussino illustratore di Pinocchio, Torino, Centro Studi Piemontesi, 1981.

  • Archivio Salgari, lettere autografe (Biblioteca Civica di Verona).

 

 

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