De le lettere facete, et piacevoli di diversi grandi huomini, et chiari ingegni, raccolte pe M. Dionigi Atanagi. Libro primo hora la prima volta posto in luce

1.200,00

PRIMA EDIZIONE per questa raccolta proposta da Dionigi Atanagi di ben 183 lettere raggruppate per autori e disposte in ordine cronologico. Il volume contiene anche l’unica stampa cinquecentesca di un testo satirico sulla Roma di Paolo III di Jacopo Bonfadio (ca. 1508-1550), qui intitolato Al Furfante Re della Furfantissima Furfanteria (pp. 323-336).

Disponibilità: 1 disponibili

COD: Sdt 08 Categoria:

Dionigi Atanagi

De le lettere facete, et piacevoli di diversi grandi huomini, et chiari ingegni, raccolte pe M. Dionigi Atanagi. Libro primo hora la prima volta posto in luce

In Vinetia, apresso Bolognino Zaltieri 1561

Volume dimensioni cm. 10 x 14,8 di pagine (22), 527, (1) pp. (con errori nell’impaginazione). Legatura settecentesca in piena pelle, dorso con 5 nervi, ampie dorature floreali, etichetta marocchina rossa con estremi del titolo. Ottima copia.

PRIMA EDIZIONE coincidenza datazione frontespizio e colophon alla fine del foglio di errata.

L’opera è dedicata da Atanagi a Ranieri del Monte, conte di Montebaroccio (Venezia, 22 marzo 1561).

Dell’edizione conclusiva del 1561 esistono copie che riportano il frontespizio azzerato (senza il marchio del tipografo) e alcune altre con pagine modificate per motivi prevalentemente di censura: alcune parole (come ‘bordello’) o nomi (come Marco Antonio Flaminio o Pietro Carnesecchi) sono stati sostituiti da punti (cfr S. Longhi, Introduzione, in: “Lettere facete e piacevoli di diversi grandi huomini e chiari ingegni”, Sala Bolognese, 1991, pp. V-VII). Atanagi aveva progettato un secondo libro, ma il suo lavoro su di esso fu interrotto con la sua morte nel 1573 e poi pubblicato da Francesco Turchi pochi anni dopo (Delle lettere facete, et piacevoli di diversi grandi huomini, et chiari ingegni, scritte sopra diverse materie, raccolte per M. Francesco Turchi. Libro secondo, Venezia, 1575).

La raccolta contiene 183 lettere raggruppate per autori e disposte in ordine cronologico. La maggior parte delle lettere sono datate tra il 1507 e il 1558. Atanagi indica le funzioni di un gran numero di scrittori di lettere e dei loro destinatari; tra i 32 autori, segretari ed ecclesiastici, i due in stretta relazione e spesso uniti nella stessa persona, sono i più numerosi ei più fecondi. I principali sono il cardinale P.Giovio con 37 lettere, poi B. Boccarini con 31 lettere, G.B. Sanga con 18 lettere, F. Berni con 13 lettere e G.F. Bini con 12 lettere, quattro segretari di eminenti prelati. I destinatari più citati sono lo stesso Atanagi al quale vengono inviate 34 lettere, G.M. Mentebuona per 27 lettere, G.F. Bini per 25 lettere e L. Iuvenale per 12 lettere. Gli argomenti sono vari, personali o politici, a volte seri. La presenza di una lettera in questa raccolta può essere giustificata dal suo tono faceto o semplicemente familiare, da una sola simpatica espressione, gioco di parole, eccezionalmente dal suo soggetto” (J. Basso, Le genere épistolaire en langue Italien (1538-1662 ), Roma e Nancy, 1990, I, pp. 204-205)

Il volume contiene anche l’unica stampa cinquecentesca di un testo satirico sulla Roma di Paolo III di Jacopo Bonfadio (ca. 1508-1550), qui intitolato Al Furfante Re della Furfantissima Furfanteria (pp. 323-336). Nato a Garda, Bonfadio si è formato a Verona e Padova. Dal 1532 lavorò come segretario di vari membri del clero a Roma e Napoli, tuttavia nel 1540 ottenne impiego a Padova con il figlio del cardinale-umanista Pietro Bembo. Ottenne fama anche dalla sua poesia, per la quale fu invitato a insegnare filosofia all’Università di Genova nel 1544. Mentre era lì, fu incaricato di scrivere una storia della Repubblica di Genova dal 1528. Le sue opinioni umaniste gli valsero un po ‘di potere. nemici a Genova: i Doria, gli Adorno, gli Spinola ei Fieschi, che cercavano vendetta contro Bonfadio per aver osato registrare e giudicare le loro azioni. Hanno proceduto ad accusarlo di sodomia, per la quale è stato arrestato, processato e condannato a morte. È stato decapitato e il suo corpo è stato bruciato. I verbali del suo processo non furono mai trovati (cfr A. Greco, Introduzione, in: “Iacopo Bonfadio. Le lettere e una scrittura burlesca”, Roma, 1978, pp. 9-10, 31 e 157-167). Il volume si chiude con due lunghe lettere indirizzate da Girolamo Muzio a Vittoria Farnese Della Rovere, duchessa di Urbino, in cui l’autore, «in persona del Verno contra la State», elogia paradossalmente l’inverno contro l’estate (cfr Figorilli, op. Cit. ., pagg. 109-110).

Dionigi Atanagi è nato a Cagli nel Ducato di Urbino. Dopo aver ricevuto la sua prima educazione a Perugia, si trasferì nel 1532 a Roma, dove prestò servizio come segretario del prelato Giovanni Guidiccioni, fece altri amici influenti, si unì ad accademie letterarie e scrisse poesie, alcune delle quali furono pubblicate nelle Versi et regole de la nuova poesia toscana (1539) a cura dell’amico Claudio Tolomei. Il primo frutto della sua vera vocazione, quella di editore, fu l’attuale raccolta De le lettere di tredici huomini illustri (1554). Tuttavia trascorse venticinque anni a Roma lottando invano contro la sfortuna, che (causata forse dalle sue stesse colpe) lo perseguitava incessantemente. Dopo la morte di entrambi, Guidiccioni e Tolomei, lasciò Roma malato e abbattuto. Per un certo periodo trovò un porto a Pesaro alla corte di Urbino, revisionando per la stampa l’Amadigi di Bernardo Tasso. A causa del precario stato di salute si ritirò temporaneamente nella nativa Cagli. Nel 1559 si trasferisce a Venezia, senza dubbio alla ricerca di migliori opportunità editoriali di quelle offerte a Roma. A Venezia trovò un impiego stabile come segretario dell’Accademia della Fama, di breve durata, sciolta nel 1561, probabilmente in prudente anticipazione di una possibile indagine dell’Inquisizione. Trascorse, con brevi interruzioni a Cagli, il resto della sua vita a Venezia, guadagnandosi una vita precaria assistendo occasionalmente dilettanti letterari nella preparazione delle loro opere per la stampa. Morì a Venezia e fu sepolto nella chiesa di San Luca accanto a Lodovico Dolce.

La conoscenza di Atanagi con le maggiori figure letterarie di tutta Italia (ad esempio, Benedetto Varchi, Bernardo Cappello, Bernardo Tasso, Curzio Gonzaga, Domenico Vernier, Erasmo Valvassone, Francesco Patrizi, Giuseppe Betussi, Giovanni Battista Pigna, Girolamo Muzio, Girolamo Zoppio, Lodovico Dolce, Lodovico Domenichi, Luca Contile, Luigi Tansillo, Remigio Nannini, Scipione Ammirato, Sebastiano Erizzo, Tommaso Porcacchi, Torquato Tasso, Laura Battiferri, Laura Terracina e molti altri) gli hanno permesso di realizzare alcuni ambiziosi progetti editoriali come il presente e, in precedenza, il raccolta di poesie in memoria di Irene di Spilimbergo (Rime di diversi nobilissimi, et eccelentissimi autori, in morte della Signora Irene delle Signore di Spilimbergo, Venezia, 1561) (cfr A. Corsaro, Dionigi Atanagi e la silloge per Irene di Spilimbergo ( Intorno alla formazione del giovane Tasso), in: “Italica”, 75/1, 1998, pp. 41-61; Dizionario biografico degli Italiani, Roma, 1962, IV, pp. 503-506; e G. Meyrat, Dionigi Atanagi e un esempio di petrarchismo nel Cinquecento, in: “Aevum”, LII, 1978, pp. 450-458).

Torna in alto