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Mostra della deportazione nei campi nazisti

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Il Ghetto ebraico di Varsavia fu istituito dal regime nazista il 16 ottobre 1940 nella città vecchia di Varsavia. Con i suoi 450.000-500.000 abitanti fu il più grande tra i ghetti nazisti in Europa. Il quartiere Nalewki, pieno di condomini e privo di spazi verdi, era la zona tradizionalmente abitata dalla comunità ebraica di Varsavia, allora la più numerosa al mondo dopo quella di New York. Oltre al polacco, vi si parlavano l’yiddish, l’ebraico e il russo (dagli ebrei che erano fuggiti dalla Russia). Prima dell’invasione tedesca della Polonia nel settembre 1939, nella zona abitavano anche non-ebrei e gli ebrei avevano piena libertà di spostarsi e stabilirsi anche negli altri quartieri della città. Sotto il Governatorato Generale Tedesco, l’istituzione del ghetto come luogo esclusivo di residenza coatta della popolazione ebraica locale fu il primo passo nel processo che avrebbe portato nel giro di pochi anni allo sterminio della quasi totalità dei suoi abitanti.

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Mostra della deportazione nei campi nazisti Roma 26 giugno 15 luglio 1959

Roma, Tipografia Vittoria, 1959

Cartolina dimensioni cm. (11×16), con illustrazione fotografica in bianco e nero che mostra un episodio del rastrellamento del ghetto di Varsavia al quale seguirà la deportazione nei Campi Nazisti, un bambino a braccia alzate circondato da persone e militari con fucile, immagine questa che diventerà una vera e propria icona a memoria (Shoah). La cartolina è stata emessa a sostegno di una delle prime Mostre a celebrazione del ricordo degli orrori delle deportazioni nei Campi di Concentramento. Sul lato illustrato figure maschili; figure femminili; uomini; donne; bambino; militari; armi; fucile, presente la scritta “Ecco la verità: per chi lo esaltava come l’esercito più potente del mondo!” al retro compare la seguente citazione “No, non dite di non volerne sapere. Pensate che tutto è successo perché non avete voluto sapere” Giacomo Ulivi studente fucilato a 19 anni dai fascisti, il 20-11-44 nella Piazza Grande di Modena (da “Letture dei condannati a morte della Resistenza Italiana”).

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